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Le interviste della settimana

Scontato, sincero, biancorosso al 100%: Willo!

Condividi questo articolo su Facebook Scritto da ragioniere il 25/09/2009

Mirko Barrera è il protagonista della seconda intervista della settimana. La scelta è scontata tanto quanto lo è stata quella a Bertone, sette giorni fa. Insieme a Gatto per ragioni anagrafiche, ma da solo dal punto di vista degli anni di militanza, Mirko "Willo" Barrera è, per la prima volta, il giocatore più anziano del Cus Genova.

Come ti senti, a 28 anni, a ricoprire questo ruolo?

- "E' tutta la squadra ad essere molto giovane; io la vedo soprattutto come un'occasione per i ragazzi più giovani per farsi vedere e dimostrare che valgono qualcosa."

Ma tu ti senti più responsabilizzato di prima, o alla fine non cambia niente?

- "Non cambia niente: abbiamo sempre remato per questa squadra, tutti assieme, e continueremo a farlo. L'anno scorso eravamo tu ed io ad essere i più anziani, l'anno prima uguale. Alla fine non cambia molto."

Forse una cosa che cambia c'è, visto che mi hai citato: adesso, forse, toccherà a te fare un po' da parafulmine della squadra, e cioè difendere le scelte di Franco davanti ai ragazzi, e però allo stesso tempo facendoti portavoce delle loro istanze nei confronti dell'allenatore. Ti senti di avere questo ruolo o pensi che siano loro a dover cercare di avere una relazione diretta con il mister?

- "Tutti si devono prendere le loro responsabilità, anche i più giovani. Anche perché ormai molti di loro hanno 22, 23 anni. Non sono più ragazzini."

Quando hai incominciato a giocare?

- "In prima media, con la Pisani. Frequentavo la "Nino Bixio". Iniziai con Bertone, Calabrese, e molti altri che poi purtroppo si sono persi per strada. Con Alessandro questo è il primo anno che siamo separati!"

Che ricordi hai di quegli anni?

- "Splendidi ricordi. Ci allenava la Patrizia. Fu un periodo molto divertente. Era il 1993, stavano costruendo il campo. Ci allenavamo nel campo da calcio, in terra battuta, e potevamo guardare il nostro campo da hockey in sintetico che veniva costruito. Quando fu pronto, non c'erano ancora gli spogliatoi, così ci cambiavamo in quelli del campo da calcio e poi venivamo di qua a giocare. Devo dire che, a parte il primo anno forse a causa del campo, siamo sempre stati abbastanza competitivi."

Una domanda che spesso ci facciamo tra noi, nella patria del calcio e di altri sport di squadra, è: come mai l'hockey?

- "All'inizio, perché è divertente. Noi eravamo un bel gruppo di ragazzi, ci divertivamo e stavamo bene insieme. Poi si scoprono tutte le altre qualità di questo sport, che affiorano soprattutto ai tornei. I tornei sono fondamentali per fare gruppo, e ti permettono di socializzare con altri praticanti. E mettere il naso fuori dall'Italia ti consente di giocare hockey a livelli più alti di quelli a cui siamo abituati. Ad esempio, l'indoor in Croazia."

La tua prima, e unica, finale giovanile, fu con la juniores, a Brescia. Cosa ricordi?

- "In quell'anno fummo abbastanza stupidi, perché in pochi ci allenammo durante l'estate (le finali erano a settembre), eppure sapevamo che il nostro girone era difficile, con Amsicora, Cus Torino e Cus Bologna. Fu eroico lo 0-0 contro la squadra bolognese, dove picchiammo come fabbri. Purtroppo non riuscimmo più a ripeterci, e quella fu la mia unica finale giovanile."

Intanto cominciavi ad affacciarti in prima squadra...

- "Quell'anno pochissimo, feci un po' di panchina, ma davvero poca. Il debutto fu nel 1997 a Mori, in A/2, "grazie" all'espulsione subita da Medda. Giocai i miei primi 10 minuti in prima squadra."

Due anni dopo, la scissione Superba.

- "Fu alle semifinali di serie B, a Moncalvo. Avevamo fallito per due anni consecutivi la promozione in A/2, e Puggioni e Medda ci chiesero di andare via con loro. Lo chiesero a tutti."

Ma tu, come molti altri, dicesti di no. Come mai?

- "Noi siamo cresciuti con Franco, eravamo legati a lui. Così, siamo rimasti con lui. Di quelli che avevano iniziato al Cus, rifiutammo tutti, tranne Cozzolino."

Gli anni successivi furono, per certi aspetti, eroici. Per la prima volta ci trovammo ad avere problemi di numero. Ripartimmo da zero: voi più giovani veniste catapultati in prima squadra. Questa, tutto sommato, per voi fu un'occasione.

- "E' vero. Ricordo partite, anche juniores, giocate in 8 o 9. Ma anche giocando in pochi, per l'atteggiamento che avevamo, nessuno ci ha mai massacrato. Abbiamo sempre fatto la nostra figura. Eravamo pochi, ma non scarsi!"

Un paio d'anni, ed eravamo di nuovo competitivi.

- "Il campionato importante fu quello prima di Trieste (2001/2002). Partimmo benissimo, con vittorie "storiche" come lo 0-1 di Moncalvo."

Quella fu una battaglia!

- "Gol di Pavani nel primo tempo in una delle nostre rare azioni offensive, zero corti a favore, mille contro. Un'impresa."

Poi altre vittorie importanti, come un altro 0-1 a Torino, fino ad arrivare al ritorno contro la Moncalvese, a Genova.

- "Dove perdemmo il campionato. Finì 1-0 per loro, dopo che noi sbagliammo un rigore all'ultimo secondo. Poteva essere soltanto un episodio, invece la cosa ci segnò perché il giorno dopo perdemmo il derby contro l'HC per 2-1, dopo esserci portati in vantaggio per 1-0 dopo due minuti con un mio gol. Fine del sogno."

Forse non eravamo pronti. L'anno dopo, invece, finali!

- "A differenza dell'anno prima iniziammo così così, poi facemmo un gran girone di ritorno, in cui demmo 3-0 a tutti. Il derby di ritorno contro l'HC fu decisivo, a loro bastava il pareggio per passare, liquidammo anche loro con un 3-0 e andammo a Trieste."

Finali andate male, purtroppo.

- "Furono le finali di "sapientino" e "bulletto". Meglio dimenticare. Poi in molti smisero di giocare, chi per motivi di lavoro, chi perché, forse, non ci credeva più. Il gruppo di allora, però, mi ricorda molto quello di quest'anno. Abbiamo tanti ragazzi giovani. Ti faccio solo un nome: Simone Gavazzo. E' fortissimo."

Dove può arrivare questa squadra?

- "Secondo me almeno alle finali. Poi, si vedrà. La scelta tua e di Alessandro (Bertone, ndr) ci ha un po' indebolito, ma secondo me possiamo farcela lo stesso ad arivare, almeno, alle finali. Poi, se gli altri saranno più forti di noi, vorrà dire che noi ci metteremo la corsa e l'agonismo. Io, in questa squadra, ci credo. Tanto."

I motivi della nostra scelta, tu, li conosci. Cosa ne pensi del progetto Genova '80?

- "E' un'ottima opportunità soprattutto per i più giovani, gli under 18. Quelli che giocano nel Genova '80 hanno la possibilità, giocando tanto, di migliorarsi. Quelli che stanno nel Cus giocheranno meno, e devono cercare di rubare il posto ai più vecchi, con l'impegno. Speriamo che la stagione vada bene per tutt'e due le squadre. Il mio augurio è di incontrarci al secondo turno. La formula dei sottogironi non mi piace: noi storicamente andiamo meglio sulla lunga distanza, anche perché qualche errore lo facciamo, e più partite ci sono, più sono le possibilità di recupero. Quest'anno non dovremo sbagliare una partita."

"Willo", si può dire che tu sei cussino al 100%: nato nel Cus, hai detto di no alla sirena Superba, e anche adesso che le squadre sono due, sei la bandiera del gruppo Cus.

- "E tutto questo, dal 1993. Tanti anni, eh?"

Oltre a quelli di cui abbiamo parlato, della tua carriera ricordi degli episodi in particolare? Positivi o negativi che siano?

- "Tanti infortuni... ma è meglio non ricordarli!!"

Ultima domanda: sogni nel cassetto?

- "Conquistare la serie A/2 con la mia squadra. Scontato, eh?"

Scontato, ma sincero. Come Mirko Barrera. In arte, "Willo".




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