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GenovaHockey1980

Le interviste della settimana

Da un questionario a un foglio bianco, una vita da portiere... mediano

Condividi questo articolo su Facebook Scritto da ragioniere il 18/09/2009

Alessandro Bertone è davvero un personaggio. Come altro definire un portiere che definisce la sua "una vita da mediano"? Nella settimana della firma del trasferimento al Genova '80, l'onore della prima intervista della settimana non poteva che spettare a lui.

- "In realtà io ho firmato un foglio bianco!", scherza Bertone. "Il resto lo ha scritto Ferrero..."

Che fiducia! Quest'anno sarà la prima volta che giochi in una squadra diversa dal Cus Genova?

- "Sì, è la prima volta che non gioco nel Cus, dopo 18 anni. Lo accetto senza problemi. Do la massima disponibilità sia alla società che, soprattutto, ai compagni. Lo faccio per loro."

Credo che tu abbia dato prova di maturità e, soprattutto, di esempio: di fronte a tante legittime, ma a volte egoistiche, aspirazioni dei singoli, tu - che fino a prova contraria sei e rimani il nostro portiere di punta, fino a poche settimane fa l'indiscusso portiere titolare della prima squadra -, tu hai scelto di mettere davanti a tutto la squadra. Penso che questo i tuoi compagni lo abbiano apprezzato.

- "Sì, si cerca sempre di dare il buon esempio. Ci si prova: a volte si sbaglia, a volte no. Poi non ti nascondo che dopo un anno difficile, con incidenti anche fisici, l'idea di farmi un anno tranquillo non mi dispiace. A giugno tireremo le somme. L'idea mi piace: un gruppo di esperti e uno di giovanissimi che si aiutano a vicenda."

Facciamo un passo indietro, e parliamo un po' di quando lo eri tu, giovanissimo. Quando e come hai iniziato a fare hockey?

- "E nato tutto da un... questionario. Facevo la prima media alla Don Milani. Venne in classe Patrizia Pisani, che ci consegnò un questionario. Io lo compilai, senza troppa convinzione. Tutto finì lì, o almeno questo è quello che pensavo, perché poi la Pisani, tenacissima, cominciò a tempestare casa mia di telefonate, per almeno due mesi. Finché, sfinito, non decisi di recarmi al campo. E così iniziai la mia carriera."

Addirittura due mesi di telefonate? Non lo fa proprio con tutti!

- "Mah, si vede che forse avevo scritto qualcosa sul foglio che la colpì, non lo so!!"

Hai iniziato subito da portiere?

- "No, all'inizio ero giocatore di movimento. Ricordo che utilizavo un bastone di legno da 5.000 lire! Diventai portiere nel corso della prima trasferta. Eravamo a Pisa, a indoor, la Pisani mi vedeva sempre sdraiato per terra e, un po' scherzando, un po' seriamente, mi propose di fare il portiere. Noi non avevamo un vero portiere di ruolo, c'era un ragazzo di origini indiane che stava smettendo di giocare. Così io, che a pallone con gli amici facevo sempre il portiere, ho deciso di provarci anche a hockey. E da quel giorno non ho più tolto i cosciali."

Un portiere col vizio del gol...

- "Alla bisogna sì! Ricordo una partita, 5-0 per noi, ci danno un rigore a favore a pochi minuti dalla fine, la Pisani ferma tutti e manda me: palo-palo-gol. Indimenticabile."

Passano gli anni, e arriva una finale giovanile...

- "Caliamo un velo pietoso. Categoria juniores (under 18), finali di Brescia con Amsicora, Cus Torino e Cus Bologna. Le finali erano a settembre, noi non ci allenammo per niente durante l'estate. Amsicora e Cus Torino ci liquidarono con punteggi pesantissimi: 16-0 l'Amsicora, 7-0 il Cus Torino. In qualche modo inchiodammo sullo 0-0 il Cus Bologna. Ricordo che a un certo punto Gagliostro, per difendere il risultato, si buttò per terra nella nostra area per fare confusione, ed evitare un gol! Con quell'episodio salvò il risultato."

E siamo a fine anni Novanta. In quegli anni, pur giovanissimo, cominciavi ad affacciarti anche in prima squadra, allora in A/2.

- "Primo portiere era il bravo, e simpaticissmo, Alberto Nicoli. Io ho fatto tantisima panchina dietro a lui! Poi piano piano ho cominciato a fare qualche spezzone di partita, poi dei tempi interi. Sono diventato titolare quando lui ha smesso di giocare. Ho capito in seguito che si impara tantissimo non giocando, se hai la fortuna di stare al fianco di persone di esperienza. E poi Nicoli era un vero personaggio!"

Per tanti anni sei stato titolare, primo (e spesso unico) portiere della prima squadra.

- "Per 6/7 anni sono stato da solo. Situazione diversissima da oggi: siamo in sei portieri, e per fortuna che abbiamo due squadre!"

Proseguiamo il nostro percorso e arriviamo alle finali sfortunatissime di Trieste (2003). Di quelle finali cosa ricordi?

"Ricordo il caldo, il viaggio allucinante, e poi sprazzi di partite. La prima in particolare, dove iniziammo alla grande, e ci spegnemmo doppo sette minuti. Mio secondo era Tardanico. Finì davvero male. Peccato."

Molti pensano che in quella finale perdemmo davvero un'occasione propizia. La squadra era attrezata: senza stranieri, ma il gruppo era valido. Purtroppo andò così male che poi l'anno dopo ci sfaldammo. In molti smisero di giocare: Ascione, Calabrese, Palomba, Queirolo; Pavani andò via... come se quella finale persa non fu soltanto una finale persa, ma la fine di qualcosa.

- "Sì, è quello che è successo, anche se io non voglio credere che chi ha smesso di giocare lo ha fatto per quello. Però è vero che da quell'anno ci ritrovammo, per l'ennesima volta, a ripartire da zero, con i più giovani."

Sono passati sei anni: credi sia arrivato il momento di raccogliere qualche frutto?

- "I giovani di allora, oggi sono nell'età giusta per cominciare a raccogliere qualcosa. Hanno le potenzialità. Per alcuni è la testa che manca: molti di loro, purtroppo, ragionano per se stessi invece che per il gruppo."

Molti di loro hanno difficoltà a rapportarsi con Ferrero. Che ne pensi?

- "Qualcosa c'è che non va, ma credo che dovrebbero parlarne con l'allenatore, e non mandare a dire le cose da terzi. Franco anni fa era molto più duro di adesso. Però se uno è intelligente e lo sa capire, ti può dare tanto. Ma sbaglia come tutti, anche se ha molto orgoglio e ha difficoltà ad ammettere i suoi errori. Ricordo una trasferta a Roma, non proprio dietro l'angolo, dieci ore di viaggio tra andata e ritorno per vedere la partita dalla tribuna! Ma ci sta, siamo un gruppo e si accetta tutto, bisogna prendere il lato positivo delle cose."

Questa tua capacità di guardare sempre il lato positivo ha a che fare con il tuo passato? Quando hai perso tuo padre, l'hockey ti è stato di aiuto?

- "L'hockey è stata la mia prima casa per tanti anni. Mi ha aiutato a stare lontano dalla gentaglia in un momento difficile. Avevo 14 anni quando ho perso papà. Devi crescere in fretta, sono diventato l'ometto di casa. L'hockey per tanto tempo è stato un'ancora. Tante volte arrivavo sul campo distrutto, ma l'hockey mi tonificava."

Progetti per il futuro? Cosa ti aspetti da quest'anno, e quali sono i tuoi sogni nel cassetto?

- "Per quest'anno, lo scopo è divertirsi, come sempre: è basilare. Se poi, con spirito di gruppo, potrò insegnare qualcosa a qualcuno, ben venga. Ambizioni? Sono giovane e ho una vita davanti: sarebbe bello tornare a fare una categoria superiore. L'arma in più può essere proprio lo spirito di gruppo, che da noi c'è e non c'è. Questa è una cosa da migliorare sicuramente."

Grazie, Alessandro. Sarai il capitano del Genova Hockey 1980.



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Commenti a questo articolo:
Ci sono già un pò troppi capitani in questo Genova 80

Scritto da dubbioso il 19/09/2009 14:12
COMPLIMENTI ALE OTTIMA SCELTA L'AVREI FATTA ANCHE IO ...............................................

Scritto da pelato il 19/09/2009 14:17


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