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5 domande a... Fiorenzo Rainone Romano

Condividi questo articolo su Facebook Scritto da ragioniere il 10/03/2022

Fiorenzo Rainone - ma lui ci tiene che non venga dimenticato mai il suo secondo cognome, Romano - è tornato al Genova Hockey 1980 dopo essere stato protagonista nei primissimi anni della vita del club.

1) Al Genova 80 dai primi anni, poi l’addio, ora il ritorno, come allenatore: come mai?

"L’esperienza iniziale ai primi anni del Genova 80 nasceva dalla rottura con il Cus Genova: all’inizio eravamo nati come seconda squadra cussina, poi dopo il primo anno con il risultato straordinario della qualificazione alle inattese finali nazionali, abbiamo deciso di intraprendere in solitaria la nostra avventura di club. Eravamo davvero tutti alle prime armi: tranne Daniele, che sapeva già tante cose e si dava molto da fare, tutti gli altri, me compreso, andavamo a braccio e a tentoni. Era un Genova 80, rispetto ad adesso, ancora in fase primordiale: si stava cercando di costruire una società da zero. Già ai tempi si stava intraprendendo la strada, poi rivelatasi giusta, dell’hockey di quartiere, con le prime due scuole, Quezzi e Lagaccio: l’idea di lavorare nei quartieri è nata lì e si è rivelata vincente al Genova 80 e non solo.
Poi dopo alcuni anni, da parte mia, l’addio, per una serie di valutazioni: un po’ di natura personale - lavoravo fuori Genova e a causa della lontananza non potevo dare molto -, un po’ a causa di alcune incomprensioni che c’erano state, incomprensioni dettate anche da poca comunicazione; fatto sta che avevo voglia di un hockey più leggero, e così sono andato all’HC Genova e fare solo il giocatore, per alcuni anni.
L’anno scorso mi è venuta la voglia di tornare, anche per rivedere, da dentro, la società che nel frattempo, da fuori, vedevo cresciuta in modo incredibile. Ho trovato una società bene organizzata, sicuramente meglio di tante altre: quello che mi è mancato in questi anni è stata proprio l’organizzazione e la competitività, e con questo intendo non tanto i risultati sportivi in sé, quanto la voglia da parte di tutti di volerli raggiungere, e di volersi migliorare sempre.
Il primo approccio è stato con Massimo, che mi ha raccontato in maniera molto corretta, lineare e trasparente quello che poi avrei visto con i miei occhi. Con lui ho intravisto, e poi ho riscontrato, una società dove ognuno si dava da fare: si avevano obiettivi anche importanti, senza megalomanie, con la volontà di crescere e migliorarsi, e in modo strutturato, con tante belle idee. Era proprio quello che stavo cercando, e che non trovavo nella società in cui militavo.”


2) Un passato da giocatore, un presente da allenatore giovanile (e, a tempo perso, ancora, giocatore): il ricordo o l’emozione più bella come giocatore, e la stessa cosa come allenatore?

“Partiamo da quella più semplice, da allenatore, recentissima: aver vinto il campionato italiano con le ragazze del Genova 80 in under 14, quello sicuramente è stato il momento più emozionante, me lo porterò dietro per sempre! E’ stata la prima conquista ufficiale. Ci sono stati tanti altri momenti, soddisfazioni magari anche piccole ma comunque importanti; questa però è stata grandissima anche perché inaspettata: in soli cinque mesi c’era da costruire un rapporto con le ragazze, conoscerle, farmi conoscere. E’ vero che la situazione che ho trovato era già ottimale: le ragazze già con una certa preparazione, estremamente educate (e questo aiuta tantissimo), i genitori presenti ma non invadenti, una pluralità di allenatori che lavorava con le ragazze, ognuno dando il proprio contributo: per tutti questi motivi sono arrivato in una situazione già abbastanza florida, ma dopo pochi mesi arrivare a tanto è stata una soddisfazione enorme, che riempie di orgoglio.

Da giocatore ovviamente devo andare più indietro nel tempo. Un ricordo nitido e bellissimo è stata una delle prime partite in serie A/2 con il Cus Genova, al campo Lagaccio contro il Torino che allora era sponsorizzato Pagine Gialle. Io ero giovanissimo, avevo 15 o 16 anni, sono entrato nel corso della partita e mi ricordo di aver fatto un tiro di rovescio, dopo pochissimi minuti ne fece uno anche Loris Perelli, lui però fece gol e vinsero loro.
Poi ricordo anche la prima volta che sono stato convocato, sempre col CUS in A/2, a Roma.
E poi naturalmente il momento incredibile della conquista delle finali promozione con il Genova 80.”


3) Hai giocato al Cus Genova, al Genova 80 e all’HC Genova; hai allenato alla Rainbow, all’HC Genova e al Genova 80. Cosa ha di diverso, secondo te, il Genova 80 dagli altri club?

“Sicuramente una cosa che mi piace tanto del Genova 80 rispetto agli altri club è il fatto che ci siano davvero tante persone che ci lavorano, e, cosa non scontata, tutte competenti: nel mio passato questo non l’ho mai trovato da nessuna parte. Questo è molto stimolante, perché da allenatore ti fa crescere: sai che puoi apprendere anche dagli altri, che ti possono dare spunti, e tu puoi darne agli altri. Essere in un contesto con tante persone appassionate e competenti che cercano sempre di migliorarsi è come giocare con giocatori bravi, di conseguenza migliori anche tu. Questa è una cosa che ho notato da subito, quando ho iniziato a partecipare alle riunioni del gruppo tecnico del club biancorosso.
Poi ci sono tante altre piccole e grandi differenze, ma questa è quella che mi ha colpito più di tutte. Altri settori, come quello della prima squadra, li conosco meno.”


4) Sei anche uno dei rappresentanti degli atleti liguri (il più votato, tra l’altro) e consigliere di comitato. Come giudichi lo stato dell’hockey ligure e cosa, secondo te, occorre fare per migliorarlo?

"Lo stato dell’hockey ligure in generale, negli ultimi anni, è migliorato molto: rispetto al passato ci sono molte più società che si danno da fare. Testimone ne è il fatto che la Liguria è risultata essere addirittura la seconda regione d’Italia per numero di tesserati: a livello generale l’hockey ligure, e genovese in particolare, sta attraversando una fase positiva. Ognuno alla sua maniera sta cercando di lavorare e si stanno portando tanti giovani sul campo: questa à la nota positiva. La nota negativa è che, come spesso accade o spesso è accaduto, c’è ancora troppo poco spirito di collaborazione tra le società. C’è poca voglia di condividere e di esser collaborativi; al contrario, quando c’è la possibilità ci si danno ditate negli occhi! Questo ovviamente in generale, ma un po’ tutti, con poche eccezioni, si finisce per ricadere in queste dinamiche: chi per attacco, chi per difesa, chi più, chi meno. Questo è un vero peccato: in questo momento tante società si danno da fare ottenendo risultati importanti, e non mi riferisco tanto agli scudetti, ma al lavoro che viene fatto e ai numeri. Penso ad esempio all’HC Genova: fino a 5, 6 anni fa non aveva giovanili, e ora schiera, ormai da qualche anno, tante squadre in tante categorie, sia maschili che femminili; lo stesso vale per il Superba maschile, per il Cus Genova maschile, per la Rainbow, almeno fino a che c’è stato Gigi Esposito, che sfornava giocatrici e prima ancora giocatori; per non parlare ovviamente del Genova 80. In tutti i club ci sono sicuramente persone che hanno voglia di lavorare, e i risultati a livello numerico sono sotto gli occhi di tutti; peccato che tutto viene un po’ guastato da questo spirito di poca collaborazione tra le società.”


5) Progetti per il futuro?

“Il mio progetto principale è quello di continuare ad allenare: questa è la mia priorità, e lo vorrei continuare con il gruppo di ragazze che sto allenando. Mi piacerebbe continuare con questo gruppo, dando continuità anche l’anno prossimo. Il progetto a medio termine è questo: ho trovato un gruppo di ragazze non troppo grande che potrei seguire ancora per qualche anno, mi piacerebbe fare questo.
E poi, perché no, se un giorno dovessi avere più tempo, mi piacerebbe dedicare più tempo non solo a questo gruppo, con più tempo durante la settimana; magari, come obiettivo nel medio o lungo termine, arrivare un giorno ad allenare anche una prima squadra, come ho fatto in passato, femminile o maschile.

Come consigliere auspico di riuscire a poter portare a compimento almeno uno di quei due/tre progetti che avevo e che ho e che mi piacerebbe realizzare in questo quadriennio.”


Grazie Fiorenzo!!








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