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GenovaHockey1980

Le interviste della settimana

Viva l'hockey, abbasso il GPM!

Condividi questo articolo su Facebook Scritto da ragioniere il 29/05/2010

Fabio Tollini, 21 anni, è il protagonista della undicesima intervista della settimana.

- "Peccato che non sia l'ottava", scherza lui, riferendosi al suo numero di maglia (8).

Con l'hockey hai già fatto un sacco di cose, perciò iniziamo subito in quarta: quando hai cominciato e perché?

- "Ho iniziato 11 anni fa, andavo in prima media. Non facevo nessuno sport. Mia mamma, che è professoressa di educazione fisica e già all'epoca portava i ragazzi al campo a fare hockey con la Patrizia, mi ha chiesto se volevo iniziare. L'ho fatto e mi è piaciuto subito!"

Quali sono i tuoi primi ricordi?

- "Ai primi allenamenti eravamo pochissimi: due o tre! Ricordo Luca Pastorino, Gianluca Medone che faceva da allenatore insieme alla Patrizia. Subito Patrizia mi ha fatto fare dritto e rovescio con il bastone. Poi mi hanno fatto fare una cosa che mi sembrava difficilissima: prendere la palla dai ventidue, entrare in area e tirare in porta!"

Fu amore a prima vista?

- "Sì, si può dire che da quel giorno non ho saltato neanche un allenamento."

Dove giocavi all'inizio?

- "All'inizio ero spaesato, perché non avevo mai fatto nessuno sport, e non avevo idea dei ruoli. Nel campionato under 14 giocavo in difesa, come terzino. Al primo anno andai così così, poi più andavo avanti più mi appassionavo, e ci mettevo impegno. Ho preso l'hockey sempre come una cosa seria!"

Il primo ricordo che ho di te è nel 2003, quello delle finali di Trieste. Tu eri piccolo ma c'eri, insieme a Goria.

- "Lui però aveva due anni più di me."

Sì, tu avevi solo 14 anni. Devi aver progredito molto presto, se Franco ti ha portato a quell'età alle finali di B. Che ricordi hai di quella finale?

- "Mi ricordo di aver giocato l'ultima partita, quella che abbiamo pareggiato col Milano. La prima la feci in tribuna, e la seconda in panchina. Ero contentissimo di essere in prima squadra!"

La prima convocazione te la ricordi?

- "Sì, me la ricordo benissimo! Fu contro la Superba, 5-1 per loro con gol di Checco."

Era il 6 aprile 2003, la prima giornata di ritorno.

- "Franco mi ha fatto giocare dal 1. minuto del primo tempo, in marcatura fissa su Rognoni!"

Un cliente facile!

- "Eh sì!!"

L'anno dopo, il 2004, fu quello dell'europeo under 16. Ti aspettavi la nazionale?

- "No, per niente. Mi limitavo a fare i CTH, che mi piacevano tantissimo: mi mancano un sacco."

Ne hai un bel ricordo?

- "Sì, splendido. Per gli allenamenti, il clima che c'era, tutti si impegnavano al massimo..."

Chi avevi come allenatore?

- "Al CTH Scano, a Vienna Silvestri."

Come andarono le selezioni?

- "Poco dopo le finali CTH a Roma, ci fu la convocazione di 24 atleti, da cui selezionarono i 18 per l'europeo di Vienna. Lì ho cominciato a pensare che, se mi impegnavo al massimo, avrei potuto raggiungere quell'obiettivo, a cui fino a quel momento non pensavo proprio, lo consideravo utopistico."

Il raduno a 24 a Roma andò bene, e ti presero nei 18. Quando l'hai saputo?

- "Stavo facendo allenamento. Seguivo una tabella che ci avevano dato e venivo ad allenarmi tutti i giorni. Mi era servita un sacco: penso che quello sia stato l'anno in cui sono stato più in forma in assoluto! Correvo come un matto. Infatti anche a Vienna correvo, correvo, correvo!"

A Vienna com'è andata?

- "Una grande emozione. Ma l'emozione più grande fu quando seppi di dover andare. E poi nella prima partita, durante l'inno nazionale. Poi giocando non ci pensi, pensi solo che devi dare tutto: hai una carica in più."

Sei rimasto in contatto con i compagni di quell'europeo?

- "Sì, in particolare con Pelazza e Moro, Lorenzo Dussi, Marco Garau di Uras."

Giocavi da titolare a Vienna?

- "Sì, e anche questa è stata una cosa che non mi aspettavo. Giocavo da terzino destro titolare. Ricordo che avevamo vinto le prime due partite, ma poi perso le ultime tre, giocando non bene in particolare le ultime due. Ma fu una bellissima esperienza. Feci anche gol! Battevo i corti dal fondo, ci fu un rimpallo sulla respinta del portiere, io intervenii e la buttai dentro. Non un bel gol, ma la gioia fu grande. E' l'unico gol in nazionale che ho fatto."

Un mese dopo, tornasti a Vienna quando andammo a fare il torneo.

- "Sì, è stato bello rivedere i posti dell'europeo!"

Un anno e mezzo dopo, a gennaio 2006, avevi appena compiuto 17 anni, ci fu l'esperienza delle finali under 21. Il campionato era al primo anno di sperimentazione e c'erano pochissime iscritte, quindi subito finale. Io c'ero e ricordo la vostra grandissima emozione.

- "Sì, io ricordo, poco prima della prima partita, io e Gavazzo in tandem in bagno!"

Eravate un po' tesi!

- "Sì, poi abbiamo trasformato la paura in grinta. A volte, forse, anche troppa! Ma abbiamo dato il massimo, e anche quella fu una gran bella esperienza."

E pochi mesi dopo, le "storiche" finali under 18 di Suelli.

- "Secondo me, quelle di Suelli furono le finali del Cus Genova più belle, e più intense!"

Sono d'accordo.

- "A Lignano abbiamo dato tutto, ma quella finale non ce l'eravamo conquistata. Invece quello dell'under 18 fu un cammino di tutto un campionato. Non dominammo, ma vincemmo tutte le partite, con risultati tipo 1-0, prendendo pochissimi gol. Io ero capitano, la squadra era molto unita, almeno in campo. Fuori magari non si usciva tutti insieme, ma in campo tutti remavamo nella stessa direzione. Cercavamo di dare il massimo: non eravamo molto forti tecnicamente, ma eravamo molto grintosi. Era dura toglierci la palla o superarci. Questa è stata la nostra marcia in più: abbiamo rischiato di andare più avanti del nostro quarto posto."

Sì, ricordo la semifinale tiratissima persa per 1-0 e la finale per il terzo e quarto posto che perdemmo 3-2 ai supplementari.

- "E l'ultima partita io non la feci, perché mi ero fatto male a una mano in semifinale. Ero in distinta come portiere, pur con il braccio al collo!"

Non ci fermiamo un attimo perché l'anno dopo, il 2007, fu quello degli europei under 21 indoor di Mortara. Tu avevi perso un po' il giro dei CTH. Come andò la convocazione?

- "L'anno prima avevo fatto un raduno under 18, ma mi scartarono. Pensavo di essere uscito dal giro, così mi sorprese moltissimo la chiamata con l'under 21. Fu strano. Chiamarono solo gente del Nord Italia, a parte i due fratelli Dussi di Roma."

Convocazione inaspettata, quindi.

- "Sì, e, forse proprio perché era inaspettata, non ci sono arrivato al massimo della condizione. In quell'anno non ero molto in forma. Infatti giocai poco e male. Ma anche quella fu una bella esperienza. Ricordo che c'era un sacco di pubblico: la passerella finale, con il pubblico che applaudiva, fu emozionantissima."

Come dirigente a Mortara c'era Franco. Un rapporto interessante, il vostro, per i suoi alti e bassi. Apro ora questo capitolo perché siamo arrivati al 2008, quando Franco, a metà campionato, dopo una sconfitta a Milano, lasciò temporaneamente la guida della squadra. Cosa ricordi di quei momenti?

- "Penso che la sua decisione fu motivata dal fatto che in quell'anno non eravamo uniti. Forse il suo gesto è stato quello di spronarci ad essere più uniti."

Di sicuro, una parte dello spogliatoio gli remava contro.

- "Pensavamo che si potesse fare di più, in particolare negli allenamenti. Io ricordo che i primi allenamenti che facevo in prima squadra non riuscivo, tornando a casa, a fare le scale per quanto ero stanco! Magari ero piccolo, ma non riuscivo nemmeno a camminare! Quando mi rendevo conto invece che uscivo dal campo quasi fresco, pensavo tra me e me: forse, dovremmo fare qualcosa di più."

Comunque, Franco tornò quasi subito, dopo due settimane.

- "Sì, ma penso che ci servì. Ci siamo fatti tutti un esame di coscienza. Eravamo più pronti anche mentalmente a riprendere il cammino, tutti insieme. Io devo sicuramente tantissimo a Franco per tutto quello che mi ha insegnato. Fin dal 2003, quando mi conosceva da pochissimo perché i primi due o tre anni li avevo fatti solo con la Patrizia, lui mi ha subito messo in campo."

Anche se sei ancora giovane Franco si sta appoggiando a te: vedi il ringraziamento pubblico che ti ha fatto davanti a tutti, nello spogliatoio, a Savona, prima della partita decisiva contro il Liguria. E' un gesto del tutto inedito da parte sua.

- "Sì, mi ha fatto davvero molto piacere."

Pensi di aver fatto qualcosa di particolare?

- "No, penso di aver fatto il mio lavoro: mi sono impegnato sempre al massimo, cercando di spronare chi vedevo stanco, provando a dare tutto io per primo, per dare l'esempio."

Da capitano vero. Siamo arrivati al presente. Come hai vissuto quest'anno il progetto delle due squadre?

- "Penso sia andato benone. In realtà, a noi che siamo rimasti nel Cus è cambiato poco. A parte te e Bertone, la squadra è rimasta la stessa. Spero che sia stata un'esperienza positiva anche per i più piccoli."

Speriamo. In realtà, si è venuta a creare una situazione paradossale. Abbiamo diviso il gruppo dell'under 18, "promuovendo" alcuni e "rimandandone" altri: alla fine, questi ultimi hanno giocato più dei primi, che invece hanno dovuto sgomitare per conquistarsi un posto, e alla fine in ogni caso hanno giocato meno.

- "Sì, ma forse è stato un bene per loro..."

Forse sì: in effetti, un posto che ti conquisti è un posto che ti difendi. Un posto che ti regalano, no.

- "Esatto! Ed è anche molto più costruttivo stare in un gruppo dove tutti cercano di farti il posto!"

Sono d'accordo. In ogni caso, la cosa che mi è piaciuta di più è che, pur con due squadre, siamo riusciti a mantenere un gruppo unico. Che ne pensi?

- "Sì, sono d'accordo: da parte nostra è così, a parte gli sfottò, che ci stanno: fanno parte del gioco. Siamo tutti contenti che il Genova 80 vada a fare, un po’ inaspettatamente, le finali a Roma."

Chi l'avrebbe mai detto! Davvero inaspettatamente. Invece, la tua stagione come la giudichi?

- "Sono riuscito a entrare in forma soprattutto nelle ultime partite: nella seconda metà del campionato sono andato meglio che nella prima. Anche al mercoledì nelle ultime settimane sono andato meglio."

A proposito di mercoledì: una cosa che mi ha sempre colpito di te, è che tu ci sei sempre, con una costanza agli allenamenti invidiabile. Al GPM, hai come miglior tempo un 20:05. Un tempo non eccezionale, ma buono. Ma è di qualche anno fa: come mai non sei più riuscito a tornare su quei tempi? Addirittura quest'anno a marzo correvi in 24 minuti, poi, come hai detto anche tu, negli ultimi due mesi un po' meglio (22'). Sono tempi non da uno che si allena tre volte alla settimana, e che poi alla domenica corre in campo come corri te. Come te lo spieghi?

- "Non lo so. Io penso di non avere tanta resistenza: potrei allenarla di più, però vado meglio, ad esempio, negli scatti. In partita faccio uno scatto, recupero e ne faccio un altro. L'anno in cui feci quel tempo facevo 4 allenamenti alla settimana (compreso il CTH del lunedì a Torino di tre ore) più, spesso, sabato e domenica di partita. Infatti, penso che l'anno prossimo, avendo solo la serie B, sarò meno allenato. E' da un sacco di tempo che non faccio solo un campionato."

Sei cresciuto, eh? Dal prossimo anno esci da tutte le giovanili, e sei un senior a tutti gli effetti.

- "Eh sì..."

Torniamo a questa stagione. Con l'under 21, uno spareggio a Moncalvo con una rosa risicata. Sarebbe stato bello per te finire l'under 21 con una finale.

- Sì, ci avevo sperato dopo la vittoria con la Moncalvese. Peccato."

E con la prima squadra?

- "Abbiamo fatto un campionato così così, riscattato alla fine agguantando il pareggio a Savona con le unghie, grazie a Casalino. Poi, lo spareggio: difficile, ma ce la siamo giocata. Potevamo non arrivarci a giocarcela. C'è più rammarico per i punti persi nel girone di andata."

Come se non bastasse, in queste settimane stai frequentando il corso per Assistente Tecnico. Vuoi fare anche l'allenatore?

- "No, allenatore no, almeno non adesso. Siccome spesso aiuto mia madre con i bambini delle elementari e delle medie, e spesso do una mano con i centri estivi, frequento il corso per imparare qualcosa e per avere una qualifica."

Ti piace lavorare con i ragazzini?

- "Sì, mi stimola molto e mi fa piacere."

Qualcosa mi dice che l'hockey sarà sempre nella tua vita, nei prossimi anni.

- Fabio mostra il tatuaggio di un giocatore da hockey stilizzato che ha nella gamba sinistra: "Me lo sono pure tatuato!"

Quali sono i tuoi obiettivi?

- "Sarebbe bello, l'anno prossimo, conquistarci la finale. Non dico salire in A/2, ma almeno arrivare alla finale, e giocarcela."

Quando giochi, hai sempre tre tifosi speciali che ti incitano dalla tribuna.

- "Sì, sono mia mamma, mia papà e mio nonno materno. E' bello vederli sempre in tribuna. In particolare, mio nonno stravede per me! E io per lui."

Un altro aspetto dell'hockey che ti vede spesso protagonista sono i tornei. Tu sei uno da tornei!

- "Eh sì, feci il primo nel 2003, a Losanna, e il secondo nel 2004 a Vienna. Se posso, vado sempre ai tornei."

Io dico sempre: chi non ha mai fatto un torneo di hockey non può sapere cos'è il vero hockey.

- "E' vero: sono belli!"

Non che l'hockey debba essere soltanto quello dei tornei, ci mancherebbe, però lo spirito del torneo, con il clima di amicizia che c'è tra sconosciuti accomunati da una passione comune, è da provare almeno una volta.

- "Beh, in Croazia non c'è tanta amicizia!"

Hai ragione, ma quello è un'eccezione, è un torneo serio: da matti! Però ci è utilissimo per preparare l'indoor.

- "Sicuramente."

Cos'altro fai nella vita, a parte l'hockey?

- "Frequento il terzo anno di Ingegneria Informatica. Sono abbastanza in regola con gli esami. Dopo il triennio, proseguirò con la laurea specialistica. Mi trovo molto bene, sia per le materie che studiamo, sia per i compagni, con cui mi trovo benissimo. Pensa che a uno ho fatto vedere una partita dell'Euroleague di hockey, ne è rimasto entusiasta, mi ha detto che è molto più bello del calcio!"

E un domani, che tipo di lavoro ti piacerebbe fare?

- "Non so, penso sempre nel campo dell'informatica. Ma è presto per pensarci."

Giusto. Hai hobby, attività, passioni, interessi?

- Fabio ci pensa un po', e sta per dire di no. Poi fa: "Ho costruito due modellini statici. Una Mini Cooper, quella vecchia, che è la macchina dei miei sogni. E poi una Porche da corsa."

Ci vuole tanta pazienza.

- "Sì, un po' al giorno e in un mesetto il modellino è completato. Non è impegnativo, ci vuole solo pazienza."

Giochi a hockey da 11 anni, ne giocherai per almeno altrettanti, ma sicuramente molti di più...

- "Almeno! A 35 anni appenderò il bastone al chiodo."

Lo dicevo anche io, poi arrivi a 35 e ti accorgi che sei più ragazzino degli altri!

Fabio ride.

Siamo alla fine: però manca un po' di pepe in questa intervista. Cos'altro possiamo dire?

- "Uhm... prima mi dicevi che ti stupisce come io con i miei tempi così alti al GPM, poi corra così tanto in partita."

Sì, più o meno.

- "Ti dirò che a me stupiscono di più quelli che fanno tempi bassi, e poi corrono poco in partita."

Ad esempio?

- "Qualcuno una volta sul sito scrisse: se Bellone corre più veloce di Tollini, non dovrebbe giocare di più? Franco rispose che se facessimo atletica avrebbe ragione, ma facciamo hockey. La risposta di Franco mi fece piacere, perché in qualche modo mi aveva difeso. Franco non è uno tenero di cuore, è chiuso di carattere e non esterna molto i suoi pensieri: quella sua risposta mi fece molto piacere."

Con una difesa così, difficile contestare. Io invece ho paura che molti ci marcino, sicuri dell'impunità. Ma visto che sei tornato in tema, ritieni di non poter proprio fare di più?

- "Non so gli altri: ti posso dire che io, alla fine del GPM, sono morto!"

Grazie, Fabio. Confesso che mi resta il dubbio. Ma, di sicuro, tu la domenica corri. Eccome, se corri.




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Commenti a questo articolo:
SEI UN GRANDE FABIO|||||||||||||||

Scritto da pelato il 29/05/2010 11:43
Complimenti Fabio per quello che hai detto nell'intervista,se tutti fossero e pensassero come te.....

Scritto da libero il 30/05/2010 14:15


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